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06
Mag
2022

La sindrome dell’ovaio policistico controversie sulla diagnosi e sulla terapia


Tale studio consiste in una nostra review appena pubblicata sulla rivista “International Journal of Molecular Medicine”. Abbiamo valutato gli studi della letteratura sulla sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), evidenziando la difficoltà della diagnosi e le discordanze sulle varie terapie proposte, basandoci in particolare sui nostri numerosi studi su questa patologia. 
 
Per la diagnosi abbiamo focalizzato come sia difficile arrivare alla diagnosi di resistenza insulinica e che la metodica migliore è la valutazione di glicemia e insulina in corso di curva da carico di glucosio. Bisogna sempre tener presente che la resistenza insulinica è quasi sempre alla base di questa patologia che ha radici genetiche. 
 
Abbiamo anche riportato studi recenti sull’importanza dell’alimentazione e sulle alterazioni della flora intestinale (microbioma) che sembra coinvolta nell’andamento clinico e nella terapia di supporto della PCOS
Per quanto riguarda la terapia abbiamo focalizzato come i contraccettivi siano la terapia più usata ma che tali farmaci vanno somministrati con cautela nella PCOS e dopo aver valutato i rischi e benefici.
 

I contraccettivi oltre ad avere un’azione contraccettiva utile in donne giovani che non vogliano la gravidanza, migliorano l’acne la caduta di capelli el’ irsutismo, migliorano un eventuale aumento del colesterolo e colesterolo LDL. Alcuni contraccettivi sono maggiormente indicati, in particolare quelli che hanno un progestinico con effetto antiandrogeno, specialmente il drospirenone e il clormalidone e cipropterone acetato. Purtroppo, anche tali progestinici possono dare effetti trombotici importanti e debbono essere somministrati dopo aver escluso tali rischi.
 
Le pillole estroprogestiniche quindi  da una parte possono migliorare il quadro estetico (acne peluria) bloccando la sintesi di androgeni delle ovaie ma dall’altra possono accentuare l’aspetto metabolico (aumento di peso e ritenzione di liquidi) e far aumentare l’aldosterone che è noto essere un ormone proinfiammatorio e profibrotico e che è già di per sé più attivo nella sindrome.
 

Gli aspetti negativi non debbono essere sottovalutati. Oltre a quelli noti legati al rischio tromboembolico in pazienti particolari, i contraccettivi non hanno un effetto positivo sul sovrappeso, fanno aumentare l’aldosterone accentuando l’aspetto infiammatorio già presente nella PCOS, fanno trattenere liquidi, possono in alcuni casi predisposti far aumentare la pressione, dare depressione, cefalea.
 
L’effetto sui segni di iperandrogenismo talora non è soddisfacente, considerato che i contraccettivi non bloccano la sintesi di androgeni surrenalici che in alcuni casi sono coinvolti anche nella PCOS.  Nella nostra esperienza, inoltre, l’effetto antiandrogeno si mantiene durante la somministrazione ma molto spesso il quadro estetico (acne caduta di capelli irsutismo) ritorna a tempi brevi dopo la sospensione. Nella PCOS, inoltre, spesso la sospensione esita in amenorrea ipotalamica che è talora difficile da risolvere. Questo avviene soprattutto in pazienti che già prima avevano problemi di ritardo e periodi di amenorrea. In donne che non hanno la PCOS i contraccettivi non danno molti problemi a parte quelli del rischio genetico tromboembolico, ma nella PCOS il loro uso deve essere valutato in modo scrupoloso.
 
Abbiamo anche valutato gli studi della Letteratura sui farmaci antiandrogeni.

L’uso di antiandrogeni e in particolare dello spironolattone (aldactone) migliora il quadro estetico specialmente relativo all’acne, caduta di capelli e peluria. Anzi nella nostra esperienza l’acne regredisce praticamente del tutto dopo 4-5 mesi di terapia e continuando la terapia per un anno quasi sempre alla sospensione l’effetto si mantiene. Anche l’aldactone però ha delle limitazioni in particolare durante la terapia la paziente deve sempre proteggersi dal rischio di gravidanza e se la volesse dovrebbe cercarla dopo un mese dalla sospensione.
 
L’aldactone, inoltre, produce nel 15% dei casi delle perdite a metà ciclo che debbono essere gestite con aggiunta di progestinico. L’aldactone potrebbe far aumentare il potassio e ridurre la pressione. A tali ultimi disturbi abbiamo ovviato con l’associazione Aldactone e liquerizia, una terapia che avevamo introdotto per primi molti anni orsono e che tuttora ci sembra valida ed è usata in molte pazienti con risultati molto soddisfacenti.
 
Altra terapia sono consigliate specialmente per curare gli aspetti estetici della sindrome come l’acne, la caduta di capelli. Le più note sono l’isotretinoina ad uso topico o sistemico, alcuni antibiotici da somministrate per tempi consistenti, prodotti topici che agiscono sui follicoli sebacei, farmaci topici per la ricrescita dei capelli, ini particolare il minoxidil.
 

La conclusione di questo studio è che la terapia della PCOS e in particolare degli aspetti estetici e metabolici deve essere personalizzata tenendo in conto quello che la paziente vorrebbe ottenere e il fatto che ogni terapia ha i suoi aspetti positivi e negativi che debbono essere spiegati alle pazienti.

 
Lo stile di vita e l’alimentazione sono fattori che debbono assolutamente essere considerati e discussi non solo nella pazienti sovrappeso ma anche in quelle magre, in quanto la resistenza insulinica alla lunga può alterare il sistema metabolico specialmente in età avanzata. La terapia deve essere monitorata periodicamente per valutare i parametri che si potrebbero alterare in corso di terapia.


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