E’ luogo comune che l’assunzione di acqua in grandi quantità fa bene e che purifica l’organismo. Nella mia pratica clinica vedo pazienti che assumono ogni mattina un litro di acqua e dopo continuiamo a sforzarsi di bere partendo dal concetto che
Studi attuali hanno spiegato gli usi antichissimi della radice
Nei papiri egizi e su documentazione cinese datante alcune migliaia di anni figura che la radice di liquirizia veniva usata per svariati usi e in particolare per la tosse, per i dolori addominali, per detergere le ferite di guerra e per svariate altre applicazioni. E’ interessante come la radice è stata rinvenuta nella tomba del faraone Tutankamen come alimento indispensabile per il viaggio dopo la morte.
Sia i cinesi che i romani usavano la radice della liquirizia anche per la sterilità delle donne.
Teofrasto inoltre riferisce che la radice veniva usata dagli Sciiti per resistente alla fame e alla sete nelle traversate del deserto.
L’uso della radice è continuato nei secoli e dal medio evo sono sorte delle piantagioni in vari paesi per averla a disposizione specialmente come erba medica.
Tutte queste applicazioni allora empiriche ora hanno trovato un fondamento scientifico nel loro uso.
Questa breve introduzione serve a spiegare quali siano le possibili applicazioni mediche e gli effetti indesiderati dell’uso della liquirizia, in particolare dell’estratto secco delle rfadici.
EFFETTI NEGATIVI
In campo medico i primi studi eseguiti sono stati indirizzati sul riscontro di effetti negativi collegati alla sua assunzione prolungata.
Sino ad alcuni anni orsono la liquirizia trovava ampio uso specialmente rinfrescante l’alito o per smettere di fumare e in alcuni pazienti che ne potevano assumere quantità esagerate, insorgeva frequentemente edema, ipertensione e riduzione del potassio nel sangue.
Tali studi facevano supporre che l’estratto della liquirizia contenesse una sostanza simile come azione all’aldosterone, l’ormone che regola il riassorbimento di acqua e di sale nel rene. Un eccesso di aldosterone da una sintomatologia analoga a quella riscontrata in precedenza da un eccessiva assunzione di liquirizia.
E’interessante notare che tali effetti sono stati descritti in letteratura prima che l’aldosterone fosse scoperto nel 1953.
Cos’è la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS).
E’ una situazione molto comune, interessa il7-10% delle donne in età fertile,
Il problema inizia di solito con l’età di inizio delle mestruazioni o anche dopo e ne crea molti altri a livello psicologico e di rapporti personali.
Quali sono i segni e sintomi più evidenti e che più sono rilevati dalla paziente:
1-le irregolarità mestruali, di solito in queste pazienti le mestruazioni vengono in ritardo e per periodi più o meno lunghi sono assenti. Questo è un motivo di preoccupazione ed anche le pazienti che hanno un’attività sessuale non protetta non hanno un riferimento possibile sull’ovulazione o pensano di essere incinte o di avere ora o in futuro problemi di sterilità.
2-Disturbi estetici: peluria, acne cute grassa, capelli grassi e talora radi. In alcuni casi tali disturbi possono non essere evidenti ma le pazienti hanno un aumento di ormoni ad azione androgena (tutte le donne comunque producono ormoni maschili)
3- Disturbi metabolici: in molte pazienti, ma non in tutte, vi è tendenza ad ingrassare pur assumendo una quantità di cibo magari minore di quella di un’amica magra.
Il lavoro riporta i dati di tre pazienti ai quali era stato diagnosticato un iperaldosteronismo idiopatico rispettivamente 10, 24 e 25 anni prima. La diagnosi era stata formulata con dosaggio di PRA e aldosterone, plasmatici e urinario (il rapporto aldosterone PRA calcolato a posteriori era rispettivamente 58, 102 e 67 ed i valori di aldosterone nettamente aumentati), test di soppressione con fludrocortisone, esami morfologici e scintigrafia surrenalica. I pazienti erano stati posti in terapia cronica con potassio canrenoato a dosi decrescenti (dose finale da 25 a 100 mg). I pazienti erano stati seguiti presso l’Endocrinologia di Padova per un lungo periodo e successivamente il medico curante aveva deciso di seguirli direttamente visto gli ottimi risultati della terapia antialdosteronica.
Gli autori dopo molti anni avevano disposto un controllo dei pazienti e tutti e tre riferivano che il medico curante aveva fatto sospendere il canrenoato da lungo tempo (più di 5 anni) sostituendolo con altri ipotensivi (in due casi un calcio antagonista e in uno un ACE-inibitore). Dopo sospensione della terapia i pazienti sono stati ristudiati e il rapporto aldosterone / PRA è risultato rispettivamente 8, 14 e 5, con valori di aldosterone e PRA e potassio nella norma. La pressione arteriosa dopo un mese di sospensione della terapia risultava, rispettivamente, 135/90, 140/90 e 135/90. L’ECG era nella norma come lo era stato anche in precedenza durante il follow up dal medico di fiducia. Nessuno dei pazienti aveva un quadro della TAC compatibile con adenoma monolaterale. Lo studio dimostra come l’iperaldosteronismo idiopatico dopo terapia con canrenoato di potassio possa risolversi. Gli autori ipotizzano che la terapia prolungata con canrenoato di potassio normalizzi la reattività della glomerulosa del surrene all’angiotensina II o che l’aldosterone si riduca con l’età.
Decio Armanini
Dal 1981 al 1982 ho passato un anno in Australia lavorando presso il MRC del Prince Henry’s Hospital della
Monash University di Melbourne. Dopo numerosi anni, in occasione di un altro viaggio a Melbourne, avevo
cercato di nuovo la struttura in South Yarra, ma purtroppo era stata rasa al suolo ed un nuovo centro era
stato aperto a Claiton.
Il Prof. JW Funder a cui mi lega una particolare amicizia e riconoscenza era allora il responsabile del Centro
e tuttora ci vediamo in occasione dei vari Congressi.
Ho lasciato numerosi ricordi e amici a Melbourne ove di nuovo ho passato altri due mesi nel 1996 presso il
Children Hospital dell’Università di Melbourne presso il centro di endocrinologia Pediatrica diretto dal prof
G Warne, alloggiando in una casetta vittoriana in Elgin street. Per tale soggiorno ho usufruito del programma
di scambi di docenti fra le Università di Melbourne e di Padova.
Ho lasciato in Australia molti ricordi e soprattutto ho incamerato un bagaglio scientifico che mi è servito per
proseguire il filone di ricerca.